Volavano le carte, una sopra l’altra, nel cielo, in cerca di colore. Volavano sparse, come ombre d’uccelli, si stagliavano nel chiarore esplosivo d’argento della notte infinita. Nel castello di carte, la bella di turno, la bella impaziente, regina dell’occasione, aveva finito di posare. Il fante lasciò cadere il ritratto come un discorso indiscreto, ma il viso e il corpo di lei ritornavano, intraducibili parole, carne viva, carte su carte, lente, trasparenti, sull’ombra delle merlate, dove il ritratto era idealmente appeso, mentre cadevano matite e pennelli, commenti dei colori.
Egli rigirava assorto tra le mani il suo cuore irriconoscibile. I semi di riserva, ironia del destino, oscillavano tra le carte. La dama del ritratto ostentava un cuore nero, nascondendo un cuore rosso palpitante ansioso di riprendere il suo posto.

 

 

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