“MA A CHI REGALERO’ LE CONCHIGLIE

SE RITORNERO’ TRA GLI UOMINI?”

 

 

UNA BREVE ANTOLOGIA POETICA

 

Da       La poesia di Peppetto Pau

 

presentazione di Momo Zucca

letture di Gianfilippo Uda

Dromos festival 2003

Oristano 24 settembre 2003

 

 

 

1. Lunghe onde si avventano

Lunghe onde si avventano

contro banchi di alghe.

Io fiuto il profumo dei pini

macchia verde

verso la torre solitaria

e raccolgo valve rosse di arselle

murici bianchi

ricci violetti

che schioccano

nel cavo delle mie mani

e fischiano

e hanno voce e odore di mare.

In me pulsa

l’anima dei Tritoni.

Scorre nelle mie vene

il sangue forte

di deità marine.

Ma a chi regalerò le conchiglie

Se tornerò tra gli uomini?

 

 

 

 

        2. Non so più il nome dei mesi

 

 

Non so più il nome dei mesi  

ma porto negli occhi

il colore dei fiori.

L’anima mia è profumo

amaro di prunella.

E’ stupore di un sentiero

tra rovi secchi che sfocia

sotto il verde di un pino

in un mare d’ulivi.

Che nessuno colga

i primi ranuncoli azzurri.

Lasciate morire le orchidee di velluto

di miele e d’avorio.

Non parlate guardando le pervinche.

 

                      Forse è primavera.

 

 

 

 

            da Poesie  1999:

 

    

  

 

 

 

 

       1. Cercatore di lumache del Sinis 

 

 

Cercatore di lumache

nelle lande del Sinis,

quando il sole arroventa i basali

e la tarantola nera è immobile

sotto la zolla,

le tue mani martoriate

frugano tra rovi e palme nane.

Crepitano le lumache nella sacca

come collane di perle

sotto le dita

delle fate della collina.

Le fate che un giorno

trascorrevano fino al mare

tra sguardi attoniti di capre

su cocchi di cristallo

trainati da volpi rosse.

L’uomo dalle mani nere

più non incontra

le anime salmodianti

che a toccarle si fanno di sasso

e aspettano mille anni

sotto i macigni e le ferule.

Le ingrate ferule,

candelabri d’oro senza fiamme

a radunanze notturne di streghe

su tartarughe nere.

Le streghe adorne

di monili di scorpioni

e diademi di ragni.

E’ morto il popolo tenebroso

delle colline del Sinis.

E’ morta

la teoria degli spettri meridiani.

Quando il sole arroventa i basalti

striscia

l’assetato cercatore di lumache

e si abbandona sui sassi.

I raggi del sole

trafiggono le tempia

come gli aculei

della corona di Gesù sul Golgota.

E vede in sogno una foresta verde

ascolta in sogno un mormorio di fronde

cammina in sogno sulle foglie morte

sulle morbide felci sui germogli

delle calle carnose.

Da una rupe lucente di granito

un nastro di rubino

scende e ribolle.

E’ vino.

L’assetato v’immerge tutto il volto

e morde intanto

la terra brulicante di formiche.

 

 

 

        2. Cammino lungo sentieri

 

 

Cammino lungo sentieri

intrisi di pioggia

e nel silenzio mi ascolto.

Piango l’estate

della mia terra che dorme

un breve sogno

sulla soglia dell’autunno.

Ma un giglio

è sbocciato sulla sabbia

scarlatto come il sangue della lepre.

E vive trionfale e solitario

nel crepuscolo delle stagioni.

O tu che passi

non cogliere il giglio solitario

se non hai forbici d’oro.

 

 

 

         3.  Era il mio tempo 

 

 

Era il mio tempo

e il cuore

ardeva come un fuoco di sarmenti.

Questo è il tuo.

Alla fiamma

scaldo solo le mani

e nel silenzio piango

il passare dei giorni.

Fermati sulla soglia

della tua sonnolenta adolescenza

e sorridi con gli occhi

mentre scendo

verso la nebbia.

 

 

 

       4 Vorrei che questa notte  

     

 

 

Vorrei che questa notte,

la più lunga dell’anno,

mi lasciasse dormire

un sonno senza sogni

e l’alba mi dicesse di restare,

ad occhi chiusi nel tiepido torpore,

fin quando l’Oriente è una lama infocata

e gli alberi lucenti di rugiada

lasciano cadere le gemme sulla terra

e gli uccelli sussurrano

il canto del mattino.

Questa sera vedrò calare il sole

dietro i banchi di nubi d’Occidente

e la soffusa chiarità del cielo

getterà un trepidare di luce

nel tenebroso lago del mio cuore…

Un bagliore,

un afflato d’infinito

dove l’anima smarrita

si conforta ritrovando

i volti più noti e più cari

per ripetere ancora:

Non mi lasciate.

No.

Non mi lasciate solo.

       

                         Peppetto

Natale 1987 -21 dicembre