«… Che devo
dirvi della mia esperienza di scrittura? Non ci crederete che un
Commissario di Polizia abbia potuto percorrere un tale folle tragitto, fino al
punto di dover sacrificare la propria stimatissima professionalità: tuttavia (e
ciò è sorprendente) senza rifiutare la sua vocazione all’indagine, alla
ricerca, alla soluzione dei misteri… veri o immaginari. La mia vicenda
poetica, poetico visiva, narrativa e (dio mi perdoni l’audacia) anche critica,
incominciò assai tardi, ben oltre la mia giovinezza, per la precisione (scusate
l’acribia poliziesca) nell’età matura, abbastanza avanzata. Gli studi classici
– con blande e innocenti passioni… che so?… per Saffo e Orazio, solo per fare
un paio di nomi – vennero ben presto oscurati dagli studi giuridici. Per non
parlare dell’inaridimento prodotto dalle burocratiche attività prima
prefetizie, poi, per l’appunto, commissariali. Così anche la mia povera vita
privata e intima si svolse per decenni nel rispetto di regole formali, non
prive di ambiguità e di (inevitabili?) ipocrisie. E – perdonate l’imbarazzante
confessione – persino le mie tendenze sentimentali e sessuali furono per anni
sempre aridamente di… routine… L’evento che modificò inopinatamente e
radicalmente la mia esistenza fu l’assassinio del poeta, di cui si dice
nell’omonimo poema. Un poema interminabile secondo l’idea (seppi più
tardi di queste ipotesi critiche) di Eliot, o ancora e meglio del mio amico e
maestro, ahimé da poco scomparso, Giuliano Gramigna. Un poema giunto, nell’anno
di grazia 2006, al XXV canto, di cui sedici già editi, e uno – il XX – qui di
seguito trascritto. Un poema che non finirà mai, appunto, e senza concrete,
impossibili soluzioni, almeno finché non finirà la mia vita. Ero ancora
Commissario quando lentamente, nel tempo, di giorno in giorno indagando sull’assassinio
del poeta(poeta assassino o poeta assassinato?) mi resi conto
appunto che l’ipotetica conclusione dell’inchiesta non poteva che avantaggiarsi
dalla assidua frequentazione dell’ambiente dell’arte e della poesia… da Milano,
a Parigi, a Londra… Cosicché, come dissi, questa avventura, comunque
d’inquirente, mi trasformò coinvolgendomi (come potei perdere l’antico senso
della misura?) nelle passioni della scrittura fino alla sacra follia
di un messaggio poetico oracolare. Il senso dell’inchiesta, quindi,
modificò la propria natura e necessità: divenne secondario il fine di
individuare un assassino in carne ed ossa. Incominciò ad intrigarmi piuttosto
l’analisi del delitto reiterato della parola poetica, del suo segno, della
sua voce nei confronti del manieristico linguaggio quotidiano e storico della
prassi (non diciamo poi del linguaggio della burocrazia!). Cancellai la mia
inutile vita e solo in quei momenti mi parve incominciasse la mia giovinezza,
fino ad allora tanto sterile. Mi dimisi dal mio incarico di Commissario. Passai
così dalla parte del delitto… Pubblicai in pochi anni quindici raccolte
poetiche, tre romanzi, traduzioni o meglio ricreazioni, tre opere
teatrali anche per musica, produssi opere seriali dai titoli significativi: Resti
urbani, Resti dell’incendio della Biblioteca di Alessandria” (di cui sono
riportate qui alcune immagini), e simili. In realtà continuai, più o meno
cosciente, a lavorare sui resti, le ceneri, di una vita e di una
cosiddetta civiltà consumate nella barbarie dello spirito. Osai pubblicare
inoltre tre volumi di saggi e innumerevoli articoli critici, alla ricerca delle
(ir)ragioni di quella rivoluzione. Paradossalmente, s’è visto, ancora
una volta (dopo l’antica esperienza di funzionario di Polizia) la ricerca
rimase e rimane il senso ultimo della mia esistenza. Conobbi finalmente la
giovinezza, con i suoi piaceri e i suoi tormenti sentimentali e sensuali.
Tuttavia, come può apparire ovvio, fra residui pseudoromantici e
contraddittorie illuminazioni materialistico-formali (l’età anagrafica non può
essere cancellata) non mancano i turbamenti, talvolta decisamente patologici.
Molte donne, molti angeli conobbi in quell’universo ambiguo e fascinoso della
parola poetica. Una in particolare mi fece e mi fa da guida: la crudelissima Katy
dalle ali blu…che tutto brucia alla fiamma carnale».
Da “L’Assassinio
del poeta”
Canto ventesimo
o dei
resti
Dove si
racconta del fascino crudele di Katy dalle ali blu e di un lungo tempo
parigino e della rinascita del nostro eroe. Egli tuttavia non coglie ancora il
senso di una sensualità tanto ricca quanto poeticamente indifferente. Accesa e
incenerita. E si lascia travolgere dal vecchio vizio (romantico? barocco?
decadente?) della passione. E Katy coglie la sua occasione.
Traslucidi
sciacqui brìvidi d'abbagliantisoli e
penombre le
sonnolenti carezze ai muschi silvani
cedri i
profumi aulenti la conca venerea che
le lievi
bascule dell'acque tepide raccoglie
pierre bonnard - nu dans le bain*
al confine
oltre le soglie all'ansia del pube che
l'anime
ritoglie languide dalle febbri della carne
e il miele dei
seni vischia le tenere bocche d'arnie 8
vienimi
umidore ardente al nudo glande che sente
la prepotente
arsura la bionda terra matura
e ara
l'umbratile solco innonda l'onfalo mondo
rotondo dulceo
bocciuolo i lacciuoli delle mani
le violente
smanie insani e lo slabbro delle labbra
affogano nelle
schiume salive voglie esalanti
morse fiere e
sanguinanti a fin che pur si chetano
le grida àfone
del silenzio dei sessi arsi e mai appagati. 16
Katy dolcidula
Katy
crudele bocca
feroce
la mia
passione atroce
la croce dei
miei martìri
la foce delle
mie fluenti
voglie la voce
che chiama
da quelle
soglie ansie doglie
e l’anima mia
discioglie.
24
Or
guarda piccolo uomo
or
che t’ho ucciso e sei calmo
vecchio
fanciullo sperduto
lascia
ogni urlo acuto e
chiedi
aiuto al fluire del
tuo
destino repentina
a
questa tua debolezza
è
la brezza che ti dona
32
il mio sorriso appagato
che
t’accarezza con lieve
fiato
e t’ama mio assetato
e
ti porge la bevanda
dei
moti liquidi ** ai lidi
arsi
del tuo desiderio
se
confuso vai cercando
il
flusso del refrigerio. 40
Osserva
quel raggio che entra e
così
s’addentra ed assorbe
in
quel fuoco dell’estate
l’incendio
di questa tua
passione
ora che all’unione
delle
terre e delle carni
si
rivela la prolifica
visione
di quest’incanto 48
questo
è il canto delle ere
metamorfiche
d’eventi
lenti
forti inarrestati
quando
i sensi delle forme
s’arrendono
e tanto splendono
entro
e oltre le luci che
abbagliando
infine spengono
le mistìfiche illusioni. 56
Inani
storie s’annullano
in
vaste contraddizioni
le
contrastanti opinioni
solo
rimane l’influsso
inaccidentato
delle parole
quando
sole al puro nulla
dei
sensi liberi si
librano
e più quiete vibrano.
* Nu dans le bain di Pierre
Bonnard
**
I desideri liquidi di Salvador
Dalì
I
frammenti audio sono tratti dai brani di L. Russolo,
Intonarumori:
Ululatore e Il risveglio di una città,
dal CD Archivi sonori del Futurismo, vol.2 , Ed. Crisopoli
I disegni sono di Romolo Calciati dal
libro di Gio Ferri