Mandovi  sette pagine della presentazione mia e di Emily Lori a Milano del mio libro Birdtalk. Mille grazie.

 

Powers, Alan awmpowers@gmail.com

                     
                      www.habitableworlds.com

lunedì 5 luglio 2004 20.18

birdtalk italiano

 

 

Le pubblichiamo con piacere poiché ci siamo divertiti alla presentazione, avvenuta il 3 aprile 2004   a ANNOTAZIONI d'ARTE, Milano, di questo libro inconsueto. Alan Powers, musicista e poeta oltre che prof. universitario del Massachusetts,  “offre una camminata esperenziale attraverso la città e la campagna di più continenti, mentre ascolta, osserva e risponde agli uccelli”.

 

                                                                      La redazione

 

 

BIRDTALK, chiacchiere con gli uccelli, "North Atlantic Books,"  ISBN, 1-58394-065-0

 

 

 

 

 

 

Birdtalk Italian

3 Marzo 04

Annotazioni d’Arte

 

 

(7)         Non sono un santo, ma parlo con gli uccelli.  E rispondono, molti, ma solo se siamo nella stagione giusta, alla ora giusta.  Dovrei dirvi cosa loro mi dicono?  È un messaggio segreto.

  Ve lo dico?

  Iniziamo con quello che non dicono.

(74)       Gli uccelli non parlano della digestione negli ristoranti, ne flatulenza sebbene tutte quei semi e frutte di bosco devono fare qualcosa.  Gli uccelli non parlono dei problemi di salute, della scoperta di Dottor Calabrese dall’ultimo esame di sangue oppure delle raccomandazioni di qualche medicina che abbiamo visto in T(ei)V(u).  Non parlono gli uccelli dello sport, delle squadre, dei nuovi stadii, o del recente contratto di questo o quel calciatore.  Gli stadii loro giudicano solamente per nidificare—più recente, peggiore.  I nuovi stadii non hanno i cespugli come il amfiteatro di Cuma o di Pompei!  Il portafolio capitale di un uccello è notevolmente smilzo.  Visto che solo qualche specie di uccello è di natura gruzzola.  Quando loro parlano degli investimenti, parlano delle maree stagionali—del sole, dall’ alba al tramonto. (La luce è loro “lucre.”)  Invece gli uccelli parlano tanto del tempo e del maltempo, ma nel maltempo molti stanno in silenzio—ma non i pettirossi, e neanche i merli: a queste specie piace la pioggia, che gli rende la cena, i vermi.  Sospetto che loro abbiano i loro preferiti canali o programmi televisivi del maltempo.  Una volta a fine ottobre ho sentito all’alba molto rapido terzine sedicesimo, un terzo minore che s’alza da C#.                 Questa era la canzone di uno scricciola [“Carolina Wren”] molto familiare, ma piú rapidamente, perche faceva freddo.

  Magari la piu bella musica degli uccelli americani è quella del tordo, Wood Thrush (la stessa famiglia del pettirosso e del merlo).  Suono la mia composizione dal canto di “Wood Thrush,” poi fischierò qualche merlo.   [Pianoforte]

Un “merlot” buono veneziano

  Li trovi ovunque a Venezia—seduti in un caffe in un campo, in una calle, o su un ponte.  Un buon “merlo”—non quello enologico e francese che si sorseggia—ma quello che si fa ascoltare, la varietà alata, il merlo europeo, “annata” aprile.  Il loro canti risonano nelle stradine. Sono loro che valorizzano i giardinetti di dimensioni minute. Cantano in una gamma bassa, accessibile all’ uomo cosi lo possiamo imitare. [fischiare]  Nel contesto talvolta compresso di Venezia, il canto del merlo rappresenta un respiro di libertà, un ricordo che la Serenissima è stata una repubblica per un millennio—prima che il grande repubblicano Napoleone l’ha abolito.

(16)       Non so come abbia fatto, Giovanni di Bernadone—San Francesco per voi fedeli.  Si vede che il santo li affascinava in qualche modo.  Una volta  ho provato questo trucco, con un oriolo. Ne ho sentito uno cantare tre brevi note, poi due glissandi più bassi di un terzo minore. Quelle tre note mi sembravano come l’inizio della sinfonia famosissima di Beethoven.  Communque un intoppo c’era—la quarta nota scivolava una mezzo nota.  E ripeta il quinto esatto.  Ho provato a fischiare il quinto una nota piu alta (    ).  E lui rispose, ma un quarto di tono piu basso che nel famoso brano di Beethoven (      ).

L’ho fatto, ho “predicato” a un uccellino—non, come il santo, in italiano, ma in uccelliano.  In seguito a questo iniziale successo, ho provato una nota per concludere il brano che scenda di un quinto (         ).  E ho sentito...ho sentito...come voi, adesso—NIENTE.  Quando ho riprovato, ancora ho sentito niente.  Quello oriolo non stava potendo concepire o eseguire quelle note in quella sequenza.  Non ci sono nel lessico uccelliano.

Uccelli nella letturatura

(91)       Alcuni dei brani peggiori nella poesia anglo-americana sono ispirati agli uccelli.  Ad esempio: prendiamo un brano dimenticabile di Shelley—“Bird thou never wert” o “un uccello non sei mai stato” e poi di Emily Dickinson, “But were I Cuckoo born” (“ma se fossi nata cuckoo”—mentre in genere i miei studenti credono che la signora Dickinson fosse nata cuckoo davvero!)  Eppure perfino questo brano sfortunato (un brano il cui significato risulta al giorno d’oggi arcaico—com’ è successo con uno degli aggettivi preferiti di Yeats, “gay”)  anche questo brano “mediocre” appare in una delle sei poesie superbe sui pettirosso.  Dickinson ha scritto anche numerose poesie sui colibrì e l’oriolo di Baltimora, “One of the ones that Midas touched” (“uno di coloro toccati di Re Mida”). D’altro canto anche alcuni dei brani migliori in Keats, in Shakespeare, in Catullo, in Virgilio e in Yeats, a nominare alcuni autori, sono ispirati agli uccelli.  Molte di queste allusioni risultano esaltate, ma cominciamo con i brani più umili in tono. 

  Sono considerate di contenuto quasi “definitivo” le poesie di Dickinson sui pettirosso.  Il suo pettirosso è di fatti una metafora per il contadino del New England, e forse anche la classe operaia, ed è un portavoce per i valori considerati “convenzionali.  Vorrei iniziare con dei brani dell’ultima fase della sua vita:     (#1483)

Andiamo indietro nel tempo.  Circa dodici anni prima di questa composizione “Whitmanesque”—che celebra la classe sociale di Gabriele il pettirosso, la Dickinson interpreta i silenzi del pettirosso e rende i suoi canti più precisamente:   (828)

E basta.  La Dickinson ci regala una descrizione cristallina e perfetta del canto del pettirosso nordamericano—una serie di suoni gorgoglianti, impuri ma enfatici.

  Più tardi nella poesia intitolata “Robinsong” la Dickinson interpreta il significato delle comunicazioni dei pettirossi non dal loro canto bensì dal loro silenzio.

La Dickinson interpreta i valori del pettirosso come quelli cosidetto “family values”—“casa, maternità e torte di mela.  Comunque, la mamma pettirosso sta nel nido per solo una decina di giorni, e poi lei, insieme al suo compagno, nutrono la prole, insegnando ai loro piccoli a trovare da mangiare da soli per ancora un paio di settimane.  Effettivamente questa fase si protrae leggeremente meno rispetto all’analoga fase per la famiglia italiana media!  La prima opera della Dickinson sui pettirosso—che ho menzionato prima, quella con il brano sfortunato, è invece molto bella nonostante tale riferimento,  Di standard comparative, la Dickinson ci parla con la voce locativa:   (#285) .

 

Emily Lori’s Introduzione.

 

  Prima di dare la parola all’autore, vorrei darvi un po’ di “background” come si suol dire in inglese o “contesto” per aiutarvi a capire come nasce il grande entusiasmo del Prof. Powers per questo argomento le chiacchiere con gli uccelli.

  Imaginatevi in un paese del New England, circa 100 km. al sud di Boston sulla costa dell’Atlantico—è un paesaggio piuttosto vasto con decime di kilometri di spiaggia aperta, selvatica, senza molte costruzioni.  Cè anche un fiume grande ad acqua salata che sbocca nell’oceano.  È qui sulle rive del fiume dove il professore si è stabiltito una trentina di anni fa, non appena terminati gli studi all’università del Minnesota, quando aveva accettato una posizione da professore all’università locale della contea di Bristol nel Massachusetts.  È qui in questo paesaggio idilliaco—habitat intatto ed incontaminato di centinaia di specie di uccello, alcune in via di estinzione, dov’è sbocciata quest’ amicizia di  vecchia data tra il Prof. Powers e gli uccelli.  Sono stati loro forse i suoi amici più fedeli—dal discorso intrigante, enigmatico, stimolante, ma poco invasivo.  E negli anni, quest’amicizia si è sviluppata ed arricchita, incuriosendo sempre più il Prof. Powers e coinvolgendo molti lati del suo carattere e della sua vita:

·                                    da musicista e compositore:  lui li ascolta attentamente, li imita, ricrea le loro melodie con le annotazioni musicali.  Compone perfino un’opera di jazz basata sul canto del tordo;

·                                    da poeta:  li studia, li medita, e li paragona ai protagonisti alati delle poesie dei suoi autori preferiti—Emily Dickinson, Keats, Yeats, a nominare alcuni;

·                                    da professore: vorrebbe fargli la predica, li vorebbe allenare, educare, ma ahimè, non sempre ci riesce....

·                                    da marito, e padre:  li vorebbe capire meglio, come forse ha sempre cercato di capire meglio l’alta specie così divera con la quale ha convissuto negli ultimi 40 anni—le donne—sua moglie, l’artista Susan Mohl Powers, anche l’illustratrice del libro, e le sue due figlie…

 

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