Corrado Costa

a cura di Maurizio Spatola



Lo scorso inverno è ricorso il venticinquesimo anniversario della morte di Corrado Costa. Era nato il 9 agosto 1929 a Mulino di Bazzano, nel magico casale che negli Anni Settanta fu teatro delle gesta dei poeti di “Tam Tam” in quell’avventura letteraria, coordinata da Adriano Spatola e Giulia Niccolai, che è stata definita la “Repubblica dei poeti”, alla quale Corrado partecipò attivamente. Se n’è andato il 9 febbraio 1991, stroncato da un malore mentre si trovava da solo nel suo studio di avvocato, a Reggio Emilia: esattamente un mese dopo la scomparsa, a soli 48 anni, di una poetessa bolognese a lui cara come a tutti noi, Patrizia Vicinelli.

Del multiforme genio letterario e artistico che è stato Corrado Costa si è detto e scritto molto, anche se forse non abbastanza. Spirito ironico e irriverente, per lui si sono usate locuzioni come “saltimbanco dell’anima” e “lunare funambolo della parola”. Era un vero animale da palcoscenico, abilissimo nel declamare i suoi recitabilissimi (e spesso divertenti) versi e testi in prosa, superbo padrone delle tecniche surrealiste che prediligeva e degli umori patafisici che lo ispiravano, amante del paradosso qual era. Sorretto da mimica facciale, gestualità e facilità di parola che gli venivano anche dalla professione forense, sapeva catturare in modo irresistibile l’attenzione del pubblico di piccoli teatri, librerie, gallerie d’arte o dei salotti che frequentava. Ottimo disegnatore, si divertiva anche a illustrare riviste, libretti suoi o di qualche amico.

Grazie a questa sua elastica capacità espressiva Corrado Costa, forse sull’onda di quella “poesia totale” proclamata e praticata dal suo amico Adriano Spatola, si è divertito anche a comporre poesie visuali, non solo sotto forma di collage e disegni su carta, ma anche tridimensionali, a volte in collaborazione con pittori e scultori, come Claudio Parmiggiani e William Xerra, sul filo conduttore di quel Parasurrealismo (rivisitazione “a freddo” del Surrealismo bretoniano) che aveva contribuito a teorizzare nell’autunno 1964 con Giorgio Celli, Ennio Scolari, il solito Spatola e Gian Pio Torricelli (l’unico ancora in vita).

Il ventaglio di interessi culturali di cui si è nutrito Corrado Costa, a partire dal teatro, dal cinema e dalla letteratura, è molto ampio, comprendendo anche filosofia, sociologia, musica, arti visive e plastiche, ambiti tutti in cui si è cimentato nel tempo lasciato libero dalla sua professione di avvocato penalista, impegnato anche politicamente. Molte le sue parodie in versi su temi cinematografici, come quella sul film dedicato alla vita di Lenin, che «dura 54 anni, si dovrebbe almeno rivederlo due volte». Il dolce accento emiliano rendeva irresistibili le sue recitazioni. Nella seconda edizione della raccolta di versi Pseudibaudelaire, pubblicata da Scheiwiller nel 1986 (la prima è del 1964) il poeta aggiunse una ironica Autobiografia, il cui incipit è «Corrado Costa sono due fratelli.», in cui tratteggia di sé un ritratto gustosamente paraschizofrenico, qui riportato.



Di Versi in Versi, Galleria Mazzocchi, Parma 1987


nota biobibliografica *


Corrado Costa, nato nel 1929 a Mulino di Baz­zano (Parma), ha vissuto a Reggio Emilia dove esercitava la professione di avvocato. Ha fatto par­te del Gruppo 63 e ha collaborato, anche come disegnatore e grafico, alle principali riviste della neoavanguardia, tra cui “il verri", "Malebolge", "Quindici", "Tam Tam", "North", "Altri Termini", "Il Caffè", "Invisible City", "Abracadabra", "La Città di Riga", "Anterem", "Nuova Corrente", "Alfabeta". Si è occupato di poesia, di prosa e di teatro. La sua attività di pittore è praticamente in sinto­nia con l'attività letteraria e ha conosciuto varie fasi, comprese la Poesia visuale e sonora.

Tra le sue "personali" si possono ricordare: "Le scimmie", Barcone sul Naviglio, Milano, 1989; "I casalinghi", Galleria Avida Dollars, Milano, 1990, poi Studio Cavalieri, Bologna, 1990. Cofondatore del Parasurrealismo nel 1964, ha pubblicato numerosi libri di saggistica, prosa e poesia. È morto improvvisamente nel suo studio di av­vocato a Reggio Emilia nel febbraio 1991.

Ha pubblicato tra l’altro: Pseudobaudelaire, poesie (Scheiwiller, 1964); L'equivalente, racconto (Scheiwiller, 1969); Il mignottauro, poesie con Emilio Villa, (La Nuova Foglio, 1970); Inferno provvisorio, saggi (Feltrinelli, 1971); Innesto, con William Xerra (Tecnostampa Piacenza, 1972); Le nostre posizioni, poesie (Geiger, 1971); Tre poemi... flippers, con William Xerra (Studio Sant'Andrea, Milano, 1972); Invisibile pittura, saggi (Magma, 1973); Santa Giovanna demonomaniaca, saggio teatrale (Magma, 1973); La sadisfazione letteraria, racconto (Cooperativa Scrittori, 1976); Baruchello! Facciamo una buona volta il catalogo delle vocali, con Gianfranco Baruchello (Exit, 1977); William Blake in Beulah, saggio visionario su un poeta a fumetti (Squilibri, 1977); Il poesia illustrato, con Silvio Cadelo e Lucietta Righetti (Reggio Emilia, 1979); The Complete Films, poesie (Red Hill Press, Los Angeles-San Francisco, 1983); Il fiume, con cinque disegni dell'autore (Edizioni del Vicolo del Pavone, 1987). Nel 1995 è uscita presso Diabasis la raccolta di versi Cose che sono parole che restano, a cura di Aldo Tagliaferri. Nel 2008 è uscita la raccolta The Complete Films, Poesia Prosa Performance, a cura di Eugenio Gazzola, con una antologia multimediale a cura di Daniela Rossi (Le Lettere, 2008).

*parzialmente tratta dal catalogo Mazzotta della mostra Le apparizioni dell’uomo invisibile
  allestita presso la Galleria San Ludovico di Parma nel 2009, a cura di Eugenio Gazzola



Autobiografia di Corrado Costa


Corrado Costa sono due fratelli. Portano entrambi lo stesso nome. Hanno la stessa da­ta di nascita, anche se il c.d. "fratello" è nato, per prontezza di riflessi, nove anni do­po, all'insaputa della madre Maria Viappiani e alla presenza del maestro Moser. Quin­ta B. Scuole elementari Filippo Re. Prima fila a sinistra. Primo banco. Il maestro cattu­ra una edizione in quadernetto a righe dell'inedito Rima in X e in Y. A voce alta e a beneficio di tutta la classe sviluppa il tema della perdita di tempo (leggi: poesia) e del­la scarsa applicazione (leggi: letteratura). A sua difesa, Corrado Costa replica: "Sono di mio fratello".

Nasce così, nella umiliazione e nella frottola, il fratello poeta a carico del fratello lau­reato in giurisprudenza. Da allora l'avvocato è sottoposto a vari interrogativi: "Cosa fa tuo fratello. Dove è. Come mai non si è fatto vedere. Addirittura: Hai visto cosa ha fatto. 0: Spiegamelo tu, perché non ci capisco niente".

La situazione si è fatta pesante. Il poeta scarica sul professionista umiliazioni, scherni, fatture e debiti in nero. Il professionista lavora e il poeta nullafacente vive felice, en­tusiasta e irriconoscente. Riferisce strabilianti notizie e avanza continue proposte del tipo: "Ho conosciuto Antonio Delfini (1962) e l'ho invitato a mangiare le anguille a Comacchio". E il fratello paga. "Fondiamo il gruppo dei poeti estensi, sotto l'egida di Ci­ro Menotti, contro i poeti di Parma." E il fratello paga. "Vado nel Gruppo 63. Vado a Roma per 'Quindici'. Per il 'Caffè'. Facciamo 'Malebolge'." I costi salgono. Va bene, ma pubblicare, cosa si pubblica? Diciotto poesie per grazia di Vanni Scheiwiller (Pseudobaudelaire, 1964), un'altra ventina (Le nostre posizioni, Geiger, 1972), altre diciot­to in USA (The Complete Films, Los Angeles - San Francisco, 1983). Tutto ciò per merito del fratello professionista, perché se era per l'altro saremmo an­cora fermi alla proposta avanzata a Guanda nel 1950 del mai scritto Incontro in ac­qua con signora emergente. Date dieci poesie, la richiesta di altre trenta non è mai sta­ta ottemperata.

Adesso il poeta si lamenta e assume che ogni produzione successiva a Pseudobaudlaire va intesa come adattamento a scrivere "dopo" le improbabili poesie che era te­nuto a scrivere "prima" di Pseudobaudeiaire, in attesa che questo testo diventi attuale e contemporaneo. Intanto al festival di Cogolin (1984), dichiara: "lo non faccio nien­te, ma lo faccio lentamente."

Ci si chiede: la biografia del poeta nasconde quella del professionista o quella del poeta? 0 si dà il caso, come sostengono in questo concordi i due fratelli, che né l'uno né l'al­tro dei due abbia il cosiddetto diritto alla biografia? Di sicuro si sa che nella seconda edizione dello Pseudobaudelaire (Scheiwiller, 1986) il fratello professionista, richiesto dal poeta: "Fammela tu la biografia", ha così risposto all'editore: "Non si sviluppa tem­po nel tempo della poesia. Scriva così: la poesia resta ferma. Per questo non mi op­pongo alla seconda edizione di un testo del 1964. - Va bene. Va bene la mancanza di biografia, sempre lo stesso vuoto. Suo Corrado Costa, quello che le pare dei due".

1989








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